E’ ciò che è successo col precariato. I poteri forti (lobby finanziarie, industriali, economiche in genere) hanno deciso che andavano cancellati tutti quei diritti che permettevano ai lavoratori italiani di lavorare, quasi, senza subire ricatti dai datori di lavoro e così hanno ordinato ai loro servi (i partiti politici di ogni area ideologica) di cancellarli: da lì è nato il lavoro precario che oggi rende incerte le vite di quasi 4 milioni di lavoratori italiani (e delle loro famiglie).
Perché citiamo Sun Tzu e il suo capolavoro sulla strategia militare? Perché questa, se ancora qualcuno non l’ha ben compreso, è una guerra.
E’ una guerra però che ha una sola forza in campo, i poteri forti appunto. La forza contrapposta che dovrebbero essere tutti i lavoratori italiani con i precari e sindacati in testa, resta invisibile.
Nel caso dei precari perché ancora in maggioranza inconsapevoli della vita meschina che toccherà loro subire a 40/50 anni (essere ancora un precario a quell’età significherà avere la via spianata per una certa e duratura disoccupazione), e della pensione da elemosina (nel senso che per sopravvivere dovranno chiedere l’elemosina; e non è una battuta), che quei pochi che avranno la fortuna di arrivarci recepiranno; nel caso dei sindacati perché ritiratisi ancora prima che la battaglia iniziasse.
Una battaglia che oggi questi ultimi vogliono riprendere con lo strumento dello sciopero. Uno sciopero di un giorno per tutti i lavoratori precari e non. In pratica ci si getta, armati di pistole ad acqua, contro il nemico fornito di cannoni. Cosa cambierà dopo lo sciopero? Nulla, come dopo la manifestazione contro il precariato.
Ma allora se le manifestazioni non servono e gli scioperi (soprattutto se di un solo giorno) pure, che cosa facciamo? Lasciamo tutto così com’è e aspettiamo che distruggano anche i contratti a tempo indeterminato (come proposto da Fini; ma vedrete che molti altri raccoglieranno il suggerimento) così da schiavizzare tutto il resto dei lavoratori e renderli finalmente succubi dei più osceni desideri dei datori di lavoro (no pausa mensa, no straordinari pagati, no festività, no ferie, no malattie, no maternità, ecc. ecc. che poi in pratica sono le quotidiane angherie che subiscono i lavoratori precari)?
Oppure reagiamo mettendo sul campo avversario di questo scontro, finora rimasto vuoto, l’esercito dei quattro milioni di precari e facciamo di tutto per vincere, democraticamente (finché ancora c’è data la possibilità), questa guerra?
Sun Tzu ha anche scritto: “Renditi invincibile e attacca il nemico solo quando è vulnerabile".
Oggi il nemico, (le lobby di potere e le loro marionette cioè i partiti di tutti gli schieramenti), invero è vulnerabile. Sono milioni gli italiani delusi dal loro più che vergognoso operato; come sono milioni coloro che hanno deciso che è inutile votare (circa il 25% degli aventi diritto al voto cioè circa 12 milioni di italiani non andranno a votare alle prossime elezioni nazionali).
Se invece riuscissimo a convincerli che un’alternativa a questo schifo politico potrebbe esistere? Un’alternativa fatta da cittadini per i cittadini, da lavoratori precari per i precari, da imprenditori onesti e non sfruttatori per gli imprenditori; forse potremmo recuperare una parte di coloro che hanno rinunciato (oggi a ragione) a non usare più l’unico vero strumento di democrazia ancora esistente (appunto il voto) e convincerli a darci fiducia; perché noi siamo dalla loro parte anzi noi siamo loro!
“Non attaccare per dimostrare la tua forza, ma attacca solo quando la tua forza può essere applicata.” scriveva ancora Sun Tzu.
Ed infatti noi lavoratori precari non possiamo ancora “attaccare” il sistema perché non siamo ancora abbastanza forti. Troppo divisi nei nostri personalismi e nei nostri interessi di categoria e come dicevano gli antichi romani: “divide et impera” – dividi e domina” e i poteri forti infatti continueranno a dominarci fino a quando continueremo a rimanere divisi.
Per questo occorre unirci tutti in un unico movimento politico (iniziando innanzi tutto a smettere di sostenere, votandoli, i partiti di qualunque schieramento) in modo da mandare noi stessi, lavoratori precari, in Parlamento, in primis, a cancellare le leggi che permettono il lavoro precario e subito dopo a fare quelle necessarie a rimettere in moto questa povera nazione (drasticamente diminuire i costi della politica, investire massicciamente nella ricerca e nell’istruzione, abbassare le tasse sul lavoro e agli imprenditori che assumono, combattere la corruzione e l’evasione fiscale aumentando controlli pene e sanzioni, ecc. ecc.)
Ed è proprio ciò che noi stiamo facendo. Ma occorre agire in fretta perché dobbiamo essere pronti prima delle prossime votazioni nazionali (che si terranno tra circa 2 anni). Ecco perché non ci stancheremo mai di spronare i precari (e tutti coloro che sono contro il precariato) ad unirsi al nostro movimento. Clicca sul link in alto a destra del nostro sito web e diventa un nostro attivista. Ti aggiorneremo sulle attività del movimento e sui passi che ci porteranno a diventare un vero e proprio partito politico. Unisciti a noi e aiutaci a darti un futuro.
Grazie per l’attenzione
Lo staff di
Aboliamo il lavoro precario
PS
Qualche giorno fa abbiamo lanciato una campagna di autofinanziamento per coprire le spese per il nostro primo incontro nazionale (siamo precari come voi e pertanto siamo nell’identica vostra situazione economica). Ci eravamo perciò appoggiati a Google Adsense come incubatore di pubblicità tramite i suoi banner che avevamo resi visibili nei nostri siti web (questo e www.aboliamolavoroprecario.it). Avevamo anche chiesto a tutti voi di aiutarci ad incamerare guadagni cliccando quotidianamente su questi banner. Sembra però che questo suggerimento abbia leso i termini di contratto visto che quelli di Adsense hanno deciso di punto in bianco di cancellarci l’account sottoscritto per la pubblicità e di resettarci in toto il compenso fino a quel momento incamerato (circa 140 euro).
Sfortunatamente non abbiamo appigli per un’azione legale (il ricorso via email, con le spiegazioni del caso, non è stato ovviamente accettato). Abbiamo comunque ripristinato dei banner pubblicitari con altre società di advertising online . Li trovate al top e alla fine del nostro sito web (per ora solo su www.aboliamolavoroprecario.it). Come già specificato per la campagna precedente dateci una mano (sembra che sia meglio non scrivere nulla di più ma ci siamo capiti no?)
Al di là di questo chiunque sia possessore di un account Paypal può fare una donazione al movimento cliccando sull’apposita icona in alto a destra. E’ inutile specificare che qualsiasi cifra è ben accetta.
Credi che cambierà qualcosa? io sono d'accordo sul fatto che le cose debbano cambiare, ma parlare in questi termini mi sembra un po' anacronistico. E' il mercato del lavoro che deve cambiare e fino a quando resterà così isterico, non c'è molto da fare. (noalpostofisso.blogspot.com)
RispondiEliminaNon ti sei accorto che il mercato del lavoro è già cambiato? Ma in peggio! Noi non contestiamo i cambiamenti, contestiamo il fatto che oggi si è tornati indietro di oltre 100 anni. Il lavoro non è più visto come sviluppo sociale, distribuzione della ricchezza e possibilità di crescita personale. Oggi il lavoro, almeno quello precario, è puro sfruttamento. E secondo te noi dovremo adattarci a questo? Non siamo noi che dobbiamo adattarci al mercato ma è il mercato che deve adattarsi agli uomini, a meno che qualcuno non pensi che il mercato debba ridursi a mero e puro profitto; altrimenti possiamo dire addio a 100 e più anni di lotte sindacali e ai diritti acquisiti (e in parte perduti) fino ad oggi!
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