lunedì 6 giugno 2011

IL PANE E LE ROSE (ovvero non è il tempo per il Truce Baldazzi)

Questo post prende il suo titolo dalla magnifica poesia di James Oppenheim, che solitamente si associa agli avvenimenti tra il gennaio e il marzo del 1912. Lo strano accostamento tra il principale degli alimenti e il più stimato dei fiori vuole esprimere ciò di cui l’essere umano necessita per vivere una vita dignitosa:

per prima cosa il nutrimento, l’essenziale, il lavoro, il salario, rappresentato dal pane, cioè lo stretto necessario di cui ognuno di noi ha bisogno per vivere;

in ultimo la bellezza, la poesia, il profumo, l’arte, cioè il superfluo, rappresentato dalle rose, senza le quali la nostra vita risulterebbe troppo grigia, monotona e in definitiva “inumana”. Citando il sommo poeta: fatti non fummo a viver come bruti.

Proprio per questo è giusto lavorare, impegnarsi, magari nel sociale, o interessarsi ai problemi della comunità, ma lo è anche svagarsi come meglio si crede, divertirsi e a volte essere frivoli, insomma per dirla usando un neologismo: “Cazzeggiare”.

In fondo i lavoratori che in passato hanno combattuto, e a volte sono morti, per guadagnare quei diritti sul lavoro che permettevano meno ore, condizioni lavorative più dignitose e maggiore salario, l’hanno fatto anche per noi, affinché potessimo avere una vita più agiata e fare meno sacrifici.

Perciò è legittimo chiedere il pane ma lo è anche chiedendo insieme a esso pure le rose.

A volte però, ed è il caso dei tempi che stiamo vivendo, si dimenticano la fatica, i sacrifici, le lacrime subiti dai lavoratori di tutto il mondo per la conquista di entrambi. E dimenticando spesso si fa l’errore di continuare a godere solo delle rose quando ci si dovrebbe preoccupare di riuscire a guadagnare anche il pane. Perché essi non possono essere separati.

Come dice un testo sacro: Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante... un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per gemere e un tempo per ballare…

Vi sembrano questi tempi per ballare? Vi sembrano questi tempi in cui la nostra generazione può permettersi di pensare solo alle rose? In questi tristi tempi dove il lavoro è diventato rarità e quello che c’é è diventato una maledizione, possiamo tutti noi continuare a cazzeggiare? Non è forse venuto il tempo di impegnarci tutti quanti per dare un vero futuro a noi stessi e soprattutto ai nostri figli? Non vi sembra questo il tempo in cui tutti noi precari bisogna unirsi e combattere con i mezzi democratici che abbiamo a disposizione (fino a quando democraticamente ci sarà permesso, e chi ha orecchie per intendere intenda) per ristabilire quei diritti che ci hanno rubato mentre eravamo inebetiti dall’odore delle rose, cioè dal divertimento e dal disimpegno più acuto?

Abbiamo chiesto di condividere un video, un semplice video con un messaggio preciso a tutti i lavoratori precari. Dopo poco meno di un mese siamo riusciti ad ottenere solo 560 visualizzazioni. 20 milioni di utenti su Facebook in Italia e 4 milioni di precari e noi riusciamo ad interessare solo 560 persone ad un messaggio che è basilare per la nascita e l’organizzazione del nostro movimento politico per l’eliminazione del lavoro precario.

Che cosa succederà se un domani si dovesse organizzare manifestazioni o raccolte di firme o richiedere qualsiasi altro impegno possa servire alla lotta per riuscire a cancellare il lavoro precario? Quanti di noi veramente ci ritroveremmo a combattere al posto di questi 4 milioni di sconsiderati e disimpegnati?

Certo noi non siamo ancora usciti allo scoperto, non abbiamo ancora organizzato nulla e non siamo nemmeno ancora diventati un’associazione. Ma come sarà possibile ottenere tutto questo e molto di più se non riusciamo nemmeno a condividere e far condividere uno stupidissimo video di propaganda?

Decidete voi il vostro destino: sono questi i tempi per aggiungersi al 1.200.000 e oltre di visitatori del video del “Truce Baldazzi” (sigh!) o sono tempi per guardare e diffondere un video, molto più noioso e serioso ma sicuramente più importante per il vostro futuro come “lettera ad un lavoratore precario”?

Scegliete voi se continuare a godere delle rose mentre vi fottono il pane, senza il quale, tra l’altro, un domani non potrete più avere nemmeno queste; oppure se cominciare a difendere il pane, accantonando per il momento le rose, in modo da concentrarsi sulla battaglia e aspettare tempi più sereni per poterne godere.


Grazie per l’attenzione

Lo staff di

Aboliamo il lavoro precario

Cosa può fare un lavoratore precario?