mercoledì 31 marzo 2010

LE REAZIONI AL DOPO ELEZIONI

Abbiamo assistito su Facebook (ma non solo) alle reazioni di molti utenti al dopo elezioni. La cosa ci ha lasciato abbastanza stupiti perché molti commenti inerenti la perdita di una regione da parte del proprio partito a vantaggio di quello avversario, sono perlopiù catalogabili nella sfera emotiva tipica del tifoso quando assiste alla sconfitta della propria squadra.

Come si può pretendere che un PD, ad esempio, vinca quando il programma che questo partito vuole attivare è praticamente identico a quello dei propri concorrenti?

Prendiamo, sempre ad esempio il caso della vittoria della Lega in Piemonte. Gli elettori che hanno dato uno sguardo ai programmi sanno benissimo che la Bresso (la candidata del PD) e Cota (il candidato della Lega) ne avevano formulato uno identico. E’ subentrato poi il movimento di Grillo e molti analisti, soprattutto quelli di area sinistra, hanno dato la colpa a questi della bruciante sconfitta, visto che sono riusciti a prendere il 4% che in pratica era la stessa percentuale che nelle elezioni regionali del 2005 ha permesso alla Bresso di vincere contro l’avversario di turno.

Ora chiediamoci: cosa si vuole, idealmente, da un partito? La risposta più logica dovrebbe essere: che faccia la volontà popolare! Ma oggi la volontà popolare a cosa è ridotta?
Alcuni votano un partito perchè rispecchia la propria ideologia politica (di destra, di sinistra, di centro). Altri votano un partito perché ha fatto delle promesse per la realizzazione di un qual cosa che gli altri partiti non hanno fatto. Altri ancora perché più concretamente si aspettano che il partito che votano agisca, con leggi e provvedimenti vari, in modo da amministrare la cosa pubblica guardando al bene comune. Dando per buone queste tre ragioni di voto (escludendo clientelismo e tutte le altre male ragioni per cui può essere votato un partito) cerchiamo di capire il voto al movimento di Grillo.

Se Grillo ha una colpa è quella di aver fatto comprendere a una fetta, non enorme ma nemmeno tanto piccola di popolazione, che non si può più votare un partito solo per questioni ideologiche, visto che nella realtà quotidiana i partiti agiscono come comitati d’affari, o per promesse assurde che magari poi non verranno mantenute (pensiamo solo tra le tante, alle dichiarazioni del premier quando afferma che con il loro governo in tre anni debelleranno il cancro) ma piuttosto per la terza ragione da noi evidenziata, cioè per la volontà di gestire la cosa pubblica in modo da rispettare il bene comune (e non come spesso avviene in modo che favorisca i comitati d’affari legati al partito).

Ora cerchiamo di essere onesti con noi stessi. Si può in sincerità affermare che il PD in questi anni (considerando anche gli anni di governo, regionale e non, in cui non si chiamava PD) abbia agito in questo modo?

Guardando sempre il movimento di Grillo, quali erano le differenze rispetto alla Lega e al PD? Grillo, non da oggi, ha messo l’accento su questioni molto importanti: chiedeva tra le varie cose di rendere l’acqua pubblica, di non costruire inceneritori e centrali nucleari e di abbandonare i lavori della TAV. E visto che sia la Lega che il PD nel programma non avevano queste intenzioni (entrambi sono a favore della TAV, per la costruzione di inceneritori e per far gestire l’acqua ad enti privati), chi prima votava sinistra (ma non solo) ha preferito guardare piuttosto ai fatti e cambiare il proprio voto dandolo al rappresentante di lista del movimento di Grillo. Ciò ovviamente non significa che tutti i voti di Grillo sono stati “rubati” alla sinistra. Bisogna però ammettere che certamente una gran percentuale derivano da quell’area politica.

Ma allora, vi chiederete, se i programmi della Lega e del PD erano identici perché ha vinto Cota? Semplice: perché gli elettori di centro destra rispetto a una gran parte di quelli di sinistra (ma non certamente a tutti), sono meno esigenti sulle azioni del loro partito. Vedono il voto perlopiù come lo vede un tifoso per cui l’importante non è come si gioca ma solo e soprattutto vincere. Che poi si vinca anche se nel programma è prevista, ad esempio, la costruzione di centrali nucleari o qualsiasi altra cosa che allo stesso elettore di destra non piace, non fa nulla; l’importante è vincere.

Ma questo “l’importante è vincere” in questi giorni, stando ai tristi commenti presenti su Facebook, l’abbiamo notato anche nell’elettore di sinistra. L’importante dovrebbero essere i programmi o ancora le azioni concrete che si aspettano dal partito che si vota in base alle promesse fatte ma sempre paragonando queste possibili azioni future a quelle passate, perché sarà difficile per un partito che ha agito male in passato, dopo le elezioni migliorare, almeno fino a quando i politici che gestiscono quel partito non vengono cambiati. Ci si dovrebbe piuttosto rattristare più del fatto che un partito voglia dare la gestione dell'acqua ai privati o usare le foreste come biomassa per produrre enegia (cit. Bresso) o voglia costruire l'inceneritore più grande d'Europa (vedi Gerbido-Torino), ecc. non certo perchè un partito del genere perda (ovviamente non c'è da rallegrarsi se un'altro partito che vuole esattamente le stesse cose vince).

Scriviamo questo, perché se il comportamento di noi elettori, e in particolar modo di noi lavoratori precari, non cambierà, se cioè non impareremo a non disperarci se un partito che non fa la volontà popolare perde, anche se questo partito fa capo all’area ideologica per cui “tifiamo”, non sarà mai possibile cambiare/migliorare l’Italia e soprattutto non sarà mai possibile per noi precari liberarci dal lavoro precario.

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Grazie per l’attenzione
Lo staff di
Aboliamo Lavoro Precario

lunedì 29 marzo 2010

LA VOLONTA' NEGATA

Che cos’è lo Stato? Per definizione uno Stato è l’insieme del territorio, del popolo e dell’apparato.
Chiediamoci ora che cos’è il popolo: sempre per definizione il popolo è l’insieme di cittadini che risiedono all’interno del territorio gestito dall’apparato (politico).

Si noti che la parola "cittadino” fu introdotta durante la rivoluzione francese in sostituzione della parola "suddito" per sottolineare che gli appartenenti alla comunità statale non hanno solo doveri ma anche diritti nei confronti dello Stato.

Ma uno dei diritti fondamentali del cittadino non è forse, nei limiti del buon senso e del possibile, rendere visibile la propria volontà e realizzarla se coincidente con quella della maggioranza di tutti gli altri cittadini?

Tralasciamo un attimo questo aspetto e parliamo di precariato. Se chiediamo ai lavoratori precari e agli italiani tutti se il lavoro precario, con tutte le problematiche insite in esso (che è inutile citare visto che le viviamo ogni giorno sulla nostra pelle), sia una buona cosa oppure sia da abolire, certamente questi risponderanno in massa per l’abolizione.

Ciò significa che la maggioranza dei lavoratori e degli italiani tutti vorrebbero cancellare il precariato e al più presto ripristinati i diritti dei lavoratori. Riflettiamo ora su questa volontà negata.

In uno Stato di diritto, come dovrebbe essere il nostro, l’apparato politico dovrebbe cercare nei limiti del possibile di trasformare in realtà la volontà della maggioranza dei cittadini e di logica quando non lo fa, i cittadini dovrebbero agire di conseguenza dirigendo il proprio voto in modo che qualcun altro possa realizzare questa volontà. Questo modo di agire viene chiamato Democrazia (Governo del popolo. Dal greco: demos – popolo e cratos – potere).

Se questo è vero nel nostro Paese c’è qualcosa che non quadra visto che, nonostante questa fondamentale volontà negata, la maggioranza dei cittadini continua imperterrita a votare e sostenere proprio coloro che NON vogliono rendere realizzata la loro volontà.

Com’è possibile? Cosa impedisce ai cittadini di cambiare questo “modus agendi”? Perché sembra impossibile realizzare la volontà della maggioranza e anzi spesso, nel nostro Paese, viene resa concreta la volontà di una ristretta minoranza (lobby affaristiche, gruppi di potere economico, ecc.)?

In primis questo è possibile perché la maggior parte degli italiani non ha ancora ben compreso come funziona la democrazia. A fronte di questo l’apparato politico negli anni si è sempre più distanziato dal vivere quotidiano e dai problemi dei cittadini comuni e col tempo si è quasi trasformato in una oligarchia/monarchia con l'unico pensiero ad auto sostenersi e a incamerare quanto più potere e denaro possibile. E tale denaro viene appunto girato ad essi dai gruppi di potere, detti poteri forti (gruppi bancari, industrie, lobby varie, ecc.); ed è per questo che spesso la volontà che i politici realizzano è proprio quella di questi gruppi e non quella dei cittadini.

Un altro metodo per circuire i cittadini molto in voga negli ultimi decenni è usare i media in modo da stravolgere la realtà è far credere ai fruitori (cioè al popolo) che è bene fare certe cose piuttosto che altre. Come già negli anni 60 andava dichiarando Marshall Mcluhan (grande teorico della comunicazione globale): “è il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della comunicazione e produce effetti pervasivi sull'immaginario collettivo, indipendentemente dai contenuti dell'informazione di volta in volta veicolata. Di qui, la sua celebre tesi secondo cui "il mezzo è il messaggio". Che in parole povere significa che la realtà non è più quella che ci circonda ma quella che viene trasmessa attraverso i media.

E i media trasmettono una realtà “immaginaria” (perdonateci il gioco di parole) dove i bisogni, che vengono assuefatti e fatti propri dal fruitore (cioè da colui che utilizza, che guarda, il mezzo di comunicazione) sono perlopiù i bisogni dei poteri forti. In pratica si fa in modo di far credere al popolo che necessita di alcune cose (riforme, leggi, ecc.) che nella realtà non hanno nulla a che vedere con i suoi bisogni reali. Succederà così che il popolo voterà coloro che promettono di realizzare tali bisogni senza comprendere che non vanno a vantaggio dell’intera comunità ma solo a gruppi ristretti di potere. Gli stessi gruppi che ovviamente controllano i media.

E’ il caso, tra i vari, del lavoro precario, dove si è talmente insistito sul bisogno di flessibilità nell’economia moderna da far credere alla gente, e soprattutto ai più giovani, che l’unico modo per impedire il perdurare di una crisi e sostenere l’economia è appunto estendere il lavoro precario con la conseguente diminuzione se non addirittura cancellazione dei basilari diritti dei lavoratori. Così assistiamo al triste fenomeno per cui molti lavoratori precari difendono il lavoro precario. Come abbiamo scritto più volte in precedenti post, schiavi felici di essere schivai, perché così gli hanno inculcato i media nonostante l’enorme malessere che tale condizione provoca nella vita reale.

Oggi però il gioco e scoperto e grazie a internet, il meno controllabile di tutti i media, è possibile fare informazione vera senza la necessità o quasi di capitali (attraverso i quali si controllano i media tradizionali). Per quanto siano tristi i tempi, oggi, grazie ad internet, abbiamo la possibilità di contare le singole volontà e costatare se fanno maggioranza e agire di conseguenza.

E’ ciò che stiamo cercando di fare noi con il nostro progetto politico. Contare tutti i lavoratori precari e non che vogliono cancellare definitivamente il lavoro precario in Italia, unirli in un gruppo politico, fatto da tutti quanti insieme (e non controllato dai poteri forti), e andare in Parlamento per legiferare a vantaggio di tutti i lavoratori e soprattutto per eliminare una volta per sempre il lavoro precario.

E’ venuto perciò il tempo di riappropriarci della nostra VOLONTA’ E RENDERLA REALIZZABILE! E’ tempo di rendere veramente e letteralmente democratico questo Paese, cioè ridare al popolo il potere e il governo dello Stato. E questo semplicemente perché ciò che vogliamo fare noi, cioè eliminare il lavoro precario, lo vuole la maggioranza degli italiani, lo vuole il popolo. Necessitano solo due cose fondamentali per realizzare tutto questo: CONSAPEVOLEZZA e VOLONTA’. Consapevolezza di essere maggioranza e volontà di rendere realizzati i propri bisogni. Come spesso diciamo BASTA CREDERCI!

Grazie per l’attenzione

Lo staff di

Aboliamo Lavoro Precario

Ps

Abbiamo realizzato un’intervista al Prof. Luciano Gallino, uno dei più grandi sociologi italiani, che più volte nei suoi lavori si è espresso contro la flessibilità ed il lavoro precario. Vi consigliamo di ascoltarla e anche di guardare su Youtube tutti i video a lui collegati. Vi aprirà la mente (e il cielo solo sa quanto ne abbiamo bisogno oggi).

Cosa può fare un lavoratore precario?