La prima è la constatazione che la manifestazione è riuscita non per la consapevolezza di chi vive la precarietà o per la forza di internet, come qualche illuso crede.
La manifestazione è riuscita semplicemente perché diverse settimane prima del 9 Aprile, è stata pubblicizzata su vari giornali (La Repubblica, Il Fatto quotidiano, L’espresso solo per citarne alcuni) e addirittura su diverse emittenti radiofoniche e televisive (tra cui Rainews 24 e Rai tre).
L’abbiamo già scritto nel post precedente, sotto le mentite spoglie di sconosciute sigle associative di precari, ufficialmente promotrici della protesta, si nascondeva in primis la CGIL e dietro questa si nascondevano alcuni partiti.
Nulla da obiettare, se non il sospetto che tale evento sia stato promosso solo per la sua prossimità alle elezioni amministrative. E’ insomma la solita tattica che alcuni partiti attuano per recuperare i voti dei precari delusi e non più votanti.
La seconda considerazione è una constatazione: i lavoratori precari agiscono solo in funzione di un “ordine“ pubblicizzato sui giornali e/o sulle televisioni.
Non agiscono perché ricattati o frustrati o malpagati o privi di ferie o perché una volta vecchi con una pensione da miseria (motivazioni che dovrebbero spingere qualsiasi lavoratore consapevole del proprio futuro ad organizzarsi e muoversi a priori o ad un sommovimento sociale come dice il direttore dell’INPS Antonio Mastropasqua, quando spiega perché i precari non possono più verificare la loro situazione contributiva dal sito web dell’INPS). I lavoratori precari agiscono perché qualcuno ha pagato dei giornali e delle tv per pubblicizzare un evento che in definitiva, come tutti gli eventi che non propongono soluzioni, non è servito assolutamente a nulla.
In pratica la protesta contro il precariato è diventata un prodotto che i precari hanno acquistato e a loro volta venduto col passaparola su internet via Facebook. Un prodotto che ha come funzione se stesso e non la sua utilità come molti attrezzi ginnici o da cucina reclamizzati 24 ore al giorno in certe tv private.
A fronte di questo la terza considerazione parte da una domanda: cosa differenzia i berluscones (chi vota Berlusconi e lo giustifica in tutto e per tutto) dai precari che sono scesi in piazza il 9 Aprile? Anche loro comprano un prodotto servito ogni giorno sui giornali e sulle televisioni. E anche loro non ne verificano l’utilità. Ed infine anche loro vanno in piazza quando gli viene chiesto di farlo.
Si potrebbe obiettare che i precari manifestano sopratutto perché vivono il disagio della precarietà. Ma se provate a discutere con un genuino sostenitore del premier comprendereste come anche questi vive i disagi vissuti dal suo idolo; come accade per un fan di una diva del cinema o di una rockstar quando questa si fa male o subisce dei torti.
Perciò possiamo affermare che in verità i precari sono molto più simili di quello che non si crede ai berluscones. Cioè agiscono seguendo gli stessi input! Gli input che il dio MEDIA gli impone. Sono insomma diventati tutti berlusconiani se non nei fatti, sicuramente nell’animo.
Ma continuiamo con l’analisi. Si potrebbe ancora controbattere: certo è come dite voi ma la manifestazione è comunque servita a far conoscere a tutti gli italiani i problemi dei lavoratori precari; che poi l’organizzi la CGIL o quello o quell’altro partito che differenza fa? L’importante è che si dia visibilità al problema del precariato.
Questo è vero, ma ci chiediamo: perché per quanto grave possa essere un problema o una situazione di vita non si riesce a organizzarsi senza l’aiuto dei poteri forti (che tra l’altro il problema l’hanno creato e lo sostengono) magari cercando anche di fare di tutto perché questo problema possa anche essere risolto e non solo evocato? Perché si agisce solo in funzione dei media? Per quale ragione la forza dei media sembra essere molto più potente della forza della disperazione di tutti i precari italiani messi insieme?
Ci verrebbe da pensare: i precari non si organizzano tra loro e non si muovono da soli per risolvere i loro problemi perché evidentemente la loro situazione in realtà non è per nulla così grave come si crede oppure perché sono talmente pochi che non fanno numero. Ma entrambe le affermazioni, sappiamo bene, perché viviamo la precarietà ogni giorno, essere false! E allora perché la stragrande maggioranza di questi non fa assolutamente nulla, se nono gli viene ordinato (e spesso anche quando glielo si chiede) per cambiare la propria situazione?
Prendiamo ad esempio il caso del nostro movimento. Ormai ci conoscete. Sapete qual è il nostro progetto e cosa vogliamo realizzare. Sapete che siamo precari come voi (per ora tra i pochi che si sono svegliati dal torpore del dolce far nulla o del piangersi addosso e hanno deciso di agire). Perché allora i precari che si uniscono alla nostra battaglia sono ancora così esigui? Perché il passaparola su internet nel nostro caso funziona poco? Perché in definitiva non riusciamo ad aggregare a noi i milioni di precari italiani (ma ci accontenteremo di tutti coloro che hanno manifestato sabato scorso)?
Riguardando le considerazioni sopra esposte potremmo affermare che evidentemente ciò accade perché non siamo pubblicizzati sulla stampa o sulla tv.
Se non fosse così, potremmo invece pensare che molti precari ancora credono che il loro partito di riferimento alla fine agirà per eliminare il precariato. Ma in questo caso noi abbandoneremmo subito la nostra battaglia perché se esiste ancora gente così ingenua, o meglio, così stupida da credere che i partiti che hanno creato il precariato un domani agiranno per cancellarlo (e ci riferiamo anche a quei nuovi partiti fatti da gente che è in politica da oltre 20 anni) che altro ci rimane da fare se non lasciare perdere tutto e rassegnarci definitivamente allo sfruttamento e alla miseria? Combattere contro la stupidità è infatti impossibile!
Ci illudiamo perciò, se non altro per non perdere la speranza, che non sia così. Che tutto alla fine si riduca a una mera questione di pubblicità. Alche ci chiediamo: perché proprio quella forza dei media che tutti voi contestate e relegate ai fruitori del Grande Fratello o dell’Isola dei Famosi è in realtà l’unica cosa che ancora riesce a farvi muovere il culo? E ancora: che cambiamento può avvenire dai media visto che sono quasi completamente controllati dai poteri forti? Gli stessi che hanno creato o che sostengono il precariato?
Perciò a fronte di questo, ad analisi finita, vi chiediamo per l’ennesima volta: volete o no cancellare il lavoro precario? Volete o no insieme a noi formare un partito politico non ideologico costituito in prevalenza da lavoratori precari e che abbia come scopo principale (ma non unico) quello di mandare i suoi rappresentanti in Parlamento e ricattare, imponendo l’abolizione del precariato, qualunque forza politica voglia formare un governo e necessiti del nostro appoggio?
Se la risposta è no e siete iscritti ai nostri gruppi Facebook, vi preghiamo di cancellarvi! Non abbiamo bisogno di numeri virtuali. Abbiamo bisogno di gente vera, in carne e ossa, che ci sostenga col suo lavoro sul territorio. Se la risposta è no e ogni tanto vi affacciate a leggere questo piccolo blog, vi preghiamo di cancellarci dal vostro segnalibro e di smetterla di leggerci: non abbiamo bisogno di lettori. Abbiamo bisogno di mani, di gambe e di teste che ci aiutino a convincere gli altri precari ad unirsi a noi.
Se putacaso la risposta fosse, sì io voglio aiutarvi a cancellare il lavoro precario e sono d’accordo con ciò che proponete; allora vi chiediamo, se ancora non l’avete fatto, di iscrivervi al nostro movimento (che a breve diventerà un’associazione e dopo, se i numeri lo permetteranno, partito politico a tutti gli effetti). Vi chiediamo di prestarci le vostre orecchie per stare ad ascoltare i problemi dei precari a voi vicini e la vostra bocca per informarli che noi esistiamo e siamo l’unica soluzione al loro problema. Vi chiediamo di avere l’enorme forza di volontà di agire non perché ve lo chiedono i giornali o la tv ma per il solo e puro vostro interesse di non dover vivere una vita da schiavi. Vi chiediamo di alzare il culo dalla sedia e fare qualsiasi cosa vi venga in mente possa far crescere il numero degli iscritti al nostro movimento. E quando diciamo nostro intendiamo di tutti i precari italiani perché questo movimento non è nato da uno spot tv o da un logo sui giornali. E’ nato grazie a lavoratori precari che si sono stancati di vivere la precarietà e hanno deciso che i tempi sono maturi per agire. Non per lamentarsi o per manifestare o per rassegnarsi; ma per agire nell’unico e solo modo utile. Abolire il lavoro precario.
Grazie per l’attenzione
Lo staff di
Aboliamo il lavoro precario
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