domenica 17 aprile 2011

HOMO PRECARIUS

Cosa distingue l’uomo dall’animale? L’intelletto, verrebbe spontaneo rispondere. E qual è una delle principali caratteristiche dell’intelletto umano? Probabilmente quella di riuscire a svincolarsi dalle situazioni più difficili e anzi quella di poterle prevedere in modo che quando affrontate sia pronta a priori una strategia per uscirne indenni.

A ben guardare anche in vari animali si riscontra questa capacità di agire in previsione di un problema. Gli scoiattoli, ad esempio, insieme a molte altre specie, raccolgono ghiande nei mesi più caldi nascondendole in svariati luoghi in modo da averne pronta una scorta d’inverno, quando tali bacche sono assenti.

O alcune specie di orsi che in previsione delle stagioni gelide, proprie dei loro habitat, in primavera accumulano grasso mangiando quanto più possibile e alle soglie dell’inverno si nascondono, solitamente in luoghi ben riparati come caverne o antri, in modo da poter andare in letargo per il periodo invernale in tutta tranquillità.

Ma se la previsione di un problema e le strategie per aggirarlo, compiute dagli animali, occupano al massimo un ciclo stagionale, l’uomo dall’alto della sua capacità d’intelletto è capace di organizzarsi per affrontare un problema che lo attanaglierà solo dopo molti anni e a causa del quale non sarà più capace di procurarsi sostentamento lavorando: la vecchiaia.

E così la strategia adottata da diversi membri della razza umana per affrontare la propria vecchiaia consiste nell’accantonare una parte del proprio stipendio, durante i 40 e più anni di lavoro dovuti, in modo da poter godere di una rendita mensile, chiamata pensione, che permetterà loro, una volta usciti dal mondo del lavoro, di affrontare gli anni di vita rimasti in completa serenità.

C’è però una nicchia evolutiva del genere umano che sembra essere rimasta immune dal salto evolutivo che ha permesso all’umanità di concepire l’età della senescenza degna di essere vissuta senza problemi. Stiamo parlando dell’homo precarius.

Questa strana razza, sempre più diffusa nella nostra penisola, a quanto pare ama vivere giorno per giorno senza minimamente interessarsi ai problemi che toccherà affrontare arrivati alla terza età. E’ infatti noto che mentre il resto degli uomini lavoratori a tempo indeterminato (homo permanens) potranno godere di una pensione che mediamente raggiungerà il 75%-85% dell’ultimo stipendio, l’homo precarius non solo probabilmente non arriverà mai ad averne una di pensione, ma quei fortunati di questi che potranno usufruirne non raggiungeranno la cifra media del 35%-45% dell’ultima retribuzione (dati Lavoro e diritto).

E’ da notare che la curiosa caratteristica del completo menefreghismo ai problemi futuri e l’assoluta immobilità sociale appartiene alla sotto razza dell’homo precarius in quanto riscontrabile nella specie principale, talmente diffusa da aver colonizzato in toto il nostro Paese, da cui essa geneticamente risulta derivante. Stiamo parlando dell’homo italicus.

L’homo italicus, infatti, si comporta come quelle specie di uccello che vedendo un pulcino di cuculo nel suo nido, lo scambia per il proprio (nonostante solitamente sia grande il doppio) e continua a crescerlo consumando per esso energie e risorse che non andranno a favore della propria razza ma di quella dei cuculi, che come strategia di riproduzione hanno appunto adottato quella di deporre le uova nei nidi di altre specie.

Il cuculo in questione, è la classe politica italiana (homo parasitus) che sottrae risorse e denaro in quantità sempre maggiori all’homo italicus, forte della, di questi, immobilità perenne.

Se infatti l’homo italicus dovrà lavorare 40 e più anni per arrivare alla pensione e l’homo precarius rischia seriamente di non raggiungerla mai, l’homo parasitus ha invece attuato tutta una serie di strategie non solo per godere della pensione molto prima delle altre specie ma addirittura per percepire cifre mensili che queste stupide (in quanto glielo permettono senza colpo ferire) sotto-razze non guadagnerebbero nemmeno in 6 mesi di lavoro.

Per comprendere meglio leggetevi il libro dell’etologo Mario Giordano: Sanguisughe (qui l’omonimo blog)

Chissà che serva a farvi un po’ incazzare o capire che se continuerete a permettere tutto questo finirete impagliati in qualche museo di scienze naturali. Se invece volete evolvervi, unitevi a noi; diventate attivisti di questo movimento e aiutateci a fare piazza pulita di tutte queste specie che infestano il nostro Paese e che meritano solo la perenne estinzione.


Grazie per l’attenzione

Lo staff di

Aboliamo il lavoro precario

1 commento:

Cosa può fare un lavoratore precario?