martedì 18 maggio 2010

TOGLIERE ALLA CASTA PER EVITARE IL SALASSO DEI POVERI

Sta per abbattersi su tutti noi una terribile tempesta. I greci sono stati i primi a doverne subire le conseguenze che hanno cercato di attenuare con tutta una serie di provvedimenti tra cui una forte diminuzione degli stipendi statali (abbassati del 25%-30%) ma altre nazioni a breve seguiranno, viste le dichiarazioni della Merkel e la proposta del nuovo patto per salvaguardare la stabilità dell’euro.

Senza farla troppo lunga i conti delle nazioni europee sono tutti in rosso e molto oltre il famoso 3% del rapporto tra deficit pubblico e Pil fissato dal trattato di Maastricht (1), e giusto per non sfigurare quelli italiani sono tra i peggiori a causa dell’enorme debito pubblico che sfiora i 1800 miliardi di euro. Per questo solo di interessi lo Stato italiano (cioè tutti noi) paga circa 70 miliardi di euro all’anno, cioè una cifra equivalente a una finanziaria (che è il documento con cui il Governo propone e pianifica come impegnare le risorse economiche del Paese nell'anno successivo).

Il governo ha già annunciato sacrifici ma la verità è che più che sacrifici si tratterà di un vero e proprio salasso. Enormi tagli già ci sono stati. Nella scuola pubblica (con la mancata riconferma, di decine di migliaia di insegnanti precari), nelle forze armate (alla faccia della sicurezza), nella sanità, nello stato sociale (il famoso welfare), ecc. ecc. Ma tutto ciò non basterà a salvaguardare i conti italiani che peggiorano di anno in anno (le entrate tributarie solo nel periodo gennaio-febbraio 2010 sono scese dell’1,4% cioè di 809 milioni di euro mentre nel 2009 erano già calate del 3,3% rispetto all’anno precedente). Si è anche proposto di allungare i tempi delle pensioni o di diminuire gli stipendi degli statali (guarda caso proprio come in Grecia). Ma tutto questo sarà solo un assaggio.

Insomma stiamo per avvicinarci all’inevitabile salasso. Ora la questione è: chi lo pagherà? Risposta scontata: IL POPOLO, cioè sempre tutti noi.

Dire tutti però non è completamente esatto perché c’è una categoria di persone che questa crisi non solo non l’hanno mai sentita ma che non verranno nemmeno mai investiti dai futuri tragici provvedimenti che renderanno una gran parte degli italiani molto più poveri.

Stiamo ovviamente parlando dei politici: la casta!

Degli assurdi benefici di cui godono ne abbiamo già scritto in un post precedente:

http://aboliamolavoroprecario.blogspot.com/2010/02/un-programma-per-crederci-tagliare-i.html

evitiamo perciò di farci il sangue amaro riproponendoli. Iniziamo però a fare qualche conticino su quanto il popolo italiano potrebbe risparmiare se queste cifre venissero dimezzate o abbattute completamente:

- Spesa totale per il mantenimento della classe politica nazionale (mantenimento di Camera e Senato): circa 2.250 milioni di euro l’anno (circa 4.500 miliardi di vecchie lire ogni anno)

- Spesa totale per il mantenimento della classe politica regionale provinciale e locale = oltre 4.000 milioni di euro (cioè 8.000 miliardi di vecchie lire ogni anno)

- Spesa totale per il mantenimento delle provincie = circa 17.000 milioni di euro (cioè 34.000 miliardi di vecchie lire ogni anno)

Se solo riuscissimo a dimezzare la prima e la seconda spesa (cioè tagliare del 50% gli stipendi di tutti i politici indistintamente ed eliminare quei benefit da casta nobiliare di cui gli infami godono) e ad abolire la seconda spesa (diciamo tagliando l’80%-90% - strutturalmente infatti è impossibile tagliarla del tutto) avremmo un risparmio di 16/17 miliardi di euro all’anno, che non sono briciole.

Ma poi si potrebbe pensare, solo per prevenire i tempi bui che ci aspettano, di fare pagare un qual cosina di più ai ricchi magari diminuendo del 30% gli stipendi d’oro dei manager statali o magari fissare al 20% (oggi è al 12,5%) la famosa tassa sul capital gain (cioè sui redditi derivanti dal trading).

Ovviamente a tutto questo si potrebbe associare una seria politica anti-evasione con maggiori controlli e soprattutto con pene molto più severe di quelle attuali (giusto per citare qualcuno seguire l’esempio americano dove chi evade le tasse rischia un paio di decine d’anni di galera) in modo da recuperare una parte dei 115 miliardi di euro che ogni anno vengono evasi.

Insomma di soluzioni per cercare di non far pagare alla gente comune il prezzo di questa crisi ce ne sarebbero diverse. Manca però la volontà. Perché i politici mai rinunceranno ai loro stipendi e benefit, i manager mai rinunceranno ai loro stipendi d’oro, gli speculatori di borsa mai rinunceranno a pagare una tassazione ridicola sui loro introiti e in generale gli evasori se non puniti severamente mai rinunceranno ad evadere.

E allora noi diciamo a tutti coloro che credono che sia possibile chiedere un sacrificio ai più ricchi piuttosto che sempre e comunque alla classe media (sempre meno media e sempre più povera) SOSTENETECI. AGGREGATEVI A NOI. Perché noi vi promettiamo solennemente che quando diventeremo partito, se riusciremo ad andare in Parlamento, OLTRE AD ELIMINARE IL PRECARIATO sarà una nostra priorità assoluta realizzare tutto quello di cui abbiamo parlato in questo post.

Ma prima di trasformarci in partito abbiamo bisogno di crescere, di farci conoscere. Abbiamo bisogno di attivisti che nelle rispettive zone di residenza parlino del nostro progetto politico e aggreghino intorno ad esso quanti più lavoratori precari e persone che pensano che sia più giusto far pagare i costi della crisi, prima che ci travolga, in primis alla casta dei politici e poi a tutti coloro che possono permetterselo (cioè ai più ricchi).

Per unirti a noi clicca qui, e una volta dentro ACCEDI NELL'AREA PUBBLICA e AGGIUNGI i tuoi dati al nostro database. Ti aggiorneremo così sulle nostre iniziative e sul percorso che ci porterà a diventare un vero e proprio partito.

Grazie per l’attenzione

Lo staff di

Aboliamo il Lavoro Precario

PS

Chi segue il gruppo Facebook ha notato che per un paio di giorni il nostro account “aboliamo lavoro precario” è stato disattivato (perdendo l’amministrazione del gruppo). Siamo riusciti a farcelo riattivare dallo staff di FB ma abbiamo dovuto girarlo ad un nome singolo di persona. Abbiamo così scelto Vittorio che è l’informatico dello staff e colui che passa più tempo online. Ciò non toglie che il nuovo account verrà comunque utilizzato, come prima, da tutto lo staff.



(1) Trattato di Maastricht venne firmato il 7 febbraio 1992 dai 12 paesi membri dell'allora Comunità Europea, oggi Unione Europea ed è entrato in vigore il 1° novembre 1993.

• Per passare alla fase finale ciascun Paese avrebbe dovuto rispettare cinque parametri di convergenza:

• Rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%.

• Rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60%.

• Tasso d'inflazione non superiore dell'1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi.

Tasso d'interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso medio degli stessi tre Paesi.

• Permanenza negli ultimi 2 anni nello SME senza fluttuazioni della moneta nazionale.

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