martedì 13 aprile 2010

LA DISTRUZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI DEI LAVORATORI

E’ cominciata la battaglia, anzi la guerra contro lo statuto dei lavoratori e in particolare contro l’art. 18 che impedisce i licenziamenti senza giusta causa.

Una guerra bipartisan dove tutti gli schieramenti politici fanno a gara a chi prima distrugge quello che è stato costruito in decenni di lotte, scioperi, proteste dall’intera classe dei lavoratori italiani.

Si è iniziato negli anni ’90 imponendo le agenzie interinali con legge 167/1997 del governo Prodi (con l’appoggio esterno dei comunisti sigh!), i contratti a chiamata, i contratti a termine, il lavoro flessibile e si è continuato poi con la legge 30/2003 e le successive modifiche del 2008 dei governi Berlusconi, che hanno permesso una iper flessibilità e precarietà del lavoro, paragonandolo di fatto a una qualsiasi merce da poter comprare, affittare, svendere e di conseguenza i lavoratori ad oggetti da usare quando fa più comodo e gettare via quando non necessari.

Che poi questi lavoratori piuttosto che cose siano persone, donne e uomini con una vita, una famiglia da mantenere, un mutuo o un affitto da pagare, speranze, problemi, e portatori di tutte quelle passioni appartenenti alla sfera delle emozioni umane, è un dato secondario, anzi per molti imprenditori sembra essere diventato un problema.

E così il ministro Sacconi alla platea di Confindustria dopo la bocciatura del Colle del testo di legge che in pratica avrebbe permesso gli arbitrati nelle controversie tra datore di lavoro e lavoratore (che tradotto significa una concreta possibilità di licenziamento senza giusta causa), si affretta a dichiarare: “presenterò un testo nuovo entro Maggio, confermando l'utilità di un arbitrato che è una opportunità in più per i lavoratori e le imprese rispetto al grande contenzioso esistente”.

Ma non basta, nel testo saranno previste anche modifiche alla legislazione sullo sciopero e un radicale cambiamento delle contrattazioni dove alcune regole resteranno valide a livello nazionale, specialmente in materia di salute e sicurezza, mentre altre verranno modificate in modo da permettere un’ampia delega alla contrattazione decentrata territorialmente e valida per le singole aziende. In pratica un affossamento totale dei contratti collettivi nazionali.

Tutto questo si può riassumere in poche parole: LA DISTRUZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI DEI LAVORATORI ITALIANI.

Chi si contrappone a questo sfacelo sociale? CISL e UIL restano in silenzio (assenso) e mentre il fantasma di quella che fu una sinistra che difendeva i diritti dei lavoratori a tutti i costi, abbozza una timida reazione, CGIL annuncia un lungo elenco di iniziative, su tutto il territorio nazionale, che accompagneranno l'intero iter di revisione del testo in Parlamento.

Ma non ci illudiamo non siamo più negli anni ’70 (e quanto ancora ci appaiono lontani quegli anni se riferiti allo scorso secolo). I lavoratori, delusi dalla sinistra (quale sinistra?) oggi votano Lega o PDL incuranti del fatto che a nessuno di questi partiti interessa difendere i loro diritti, anzi incuranti del (dato di) fatto che lo scopo di questi partiti è far tornare il loro stato lavorativo (e sociale) indietro di 100 anni. Incuranti del fatto che oggi come 100 anni fa l’unico interesse primario dell’imprenditore non è più, semmai lo fu, la distribuzione della ricchezza, la costruzione di una società migliore attraverso il lavoro, ma il profitto e il denaro a tutti i costi.

C’è chi da colpa alla globalizzazione, all’entrata negli scenari internazionali di nazioni dove il costo del lavoro risulta molto più basso rispetto a quello delle nazioni occidentali e in particolar modo a quelle europee più sviluppate. Nazioni in cui quasi non esistono regole sulla sicurezza, sugli orari e in generale su un corretto rapporto tra produzione e status lavorativo.

Ma possono i lavoratori italiani e tutti quelli europei rassegnarsi alla demolizione del tessuto produttivo del loro territorio o alla cancellazione dei loro diritti più importanti, cioè di quelli che appunto garantiscono sicurezza sul lavoro, un trattamento economico adeguato e impediscono malversazioni a loro carico da parte dei datori di lavoro?

Come fanno i nostri governanti e tutti gli altri a non rendersi conto delle tensioni che stanno attraversano l’Italia e i paesi europei e che potrebbero in un prossimo futuro portare alla demolizione del concetto stesso di Europa unita con gravissime conseguenze economiche e sociali?

I giovani, la speranza di ogni paese, non esistono più, rintanati come sono su internet delegano ogni proposito di lotta e cambiamento al mondo virtuale, mentre il mondo reale crolla lentamente sotto i loro piedi. Gli anziani attendono pazientemente di andare in pensione nella speranza di gettarsi alle spalle ogni problema inerente il lavoro. Gli unici attori veramente attivi rimangono i poteri forti, le lobby bancarie, imprenditoriali, partitiche che imperterrite continuano nel loro proposito di distruzione dello stato sociale e dei diritti basilari dei lavoratori incuranti delle ormai flebili proteste nel tentativo di portare a termine il loro vero unico obiettivo: incrementare quanto più possibile il profitto e ridurre il lavoratore a mero schiavo.

Dobbiamo rassegnarci perciò ad una vita di miseria e povertà? Di ricatti e accettazione di ogni abuso da parte del datore di lavoro? Siamo tanto stolti e ciechi da non comprendere che senza un nostro intervento in prima persona nessuno ci garantirà una vita degna di essere vissuta? Così assuefatti alle informazioni di regime da non capire quello che ci attende a breve?

Oppure esiste ancora in noi un po’ di forza e di volontà di combattere per il nostro futuro e soprattutto per quello dei nostri figli?

Noi ci stiamo organizzando in un nuovo movimento politico per riprenderci tutti i diritti perduti, a cominciare dall’abolizione del lavoro precario. Un movimento che possa unire intorno a se i milioni di lavoratori precari italiani e tutti coloro che pensano che l’unico modo per riprenderci la dignità di lavoratori sia quello di andare in Parlamento e legiferare per i lavoratori. Noi vogliamo contrapporre alle lobby dei poteri forti una lobby dei lavoratori italiani, in modo che da noi possa sorgere la scintilla di un cambiamento che possa infuocare l’intera Europa. Sì siamo anche noi su internet, ma presto usciremo e trasferiremo la nostra battaglia nelle piazze italiane. Ma abbiamo bisogno di sostegno, abbiamo bisogno di accrescere il nostro numero e di diventare migliaia, centinaia di migliaia, milioni.

Per questo vi chiediamo: UNITEVI A NOI! Altra speranza non esiste.

Per unirti a noi clicca qui, e una volta dentro ACCEDI NELL'AREA PUBBLICA e AGGIUNGI i tuoi dati al nostro database. Ti aggiorneremo così sulle nostre iniziative e sul percorso che ci porterà a diventare un vero e proprio partito.

Grazie per l’attenzione

Lo staff di

Aboliamo il Lavoro Precario

2 commenti:

  1. Perché non organizzate un incontro pubblico per promuovere una manifestazione di protesta contro il Collegato Lavoro e la controriforma dello Statuto dei lavoratori?

    dalemoni

    http://blogabolizioneprecariato.blogspot.com/
    [sabato 15 marzo 2008
    Per l'abolizione della schiavitù moderna,il precariato.
    La campagna elettorale 2008 e il precariato : continua la mistificazione.

    DI DALEMONI070314

    PRECARIATO, PRECARIO, PRECARIETA'. 10 ANNI DI PROPAGANDA E MISTIFICAZIONE.(...)]

    RispondiElimina

Cosa può fare un lavoratore precario?