Sono Vittorio e faccio parte del movimento “aboliamo il lavoro precario”. Anche se da qualche anno sono un lavoratore a tempo indeterminato, sono stato un precario per oltre 8 anni.
Non sono qui per avere i miei 15 minuti di celebrità. Non sono qui per lamentarmi della condizione dei lavoratori precari. Ormai lo sanno tutti gli italiani quanto sia umiliante e frustrante dover lavorare sottostando a ogni ricatto, pena il non rinnovo del contratto.
Non sono nemmeno qui a prendermela con le agenzie interinali che sul precariato, o meglio sul caporalato legalizzato, traggono i loro profitti e che pensano che il lavoratore sia una merce da trattare e sfruttare come tutte le altre;
e nemmeno me la prendo con i datori di lavoro che non comprendono che i loro lavoratori contribuiscono allo sviluppo dell’attività e in generale della società tutta e non possono essere sempre e solo loro a pagare in questo periodo di crisi e globalizzazione!
Non me la prendo neppure con i sindacati, che non hanno mai pensato ai problemi dei precari e ormai sono solo capaci ad organizzare concerti che sembrano piacere tanto a molti giovani in quella che sembra una moderna versione del celebre panem et circense di antica memoria.
Non ce l’ho neanche coi partiti che il precariato l’hanno inventato con la legge 196 del 1997 primo governo Prodi, pacchetto sul lavoro del ministro Treu e poi peggiorato e liberalizzato con varie altre leggi come la 848 del 2003 del secondo governo Berlusconi, ministro del lavoro Maroni e successivamente con la legge 133/2008 del quarto governo Berlusconi.
Io sono qui per parlare a nome del movimento “aboliamo il lavoro precario”. Sono qui perché noi del movimento siamo molto ma molto inca..volati con una categoria di persone: i lavoratori precari.
Perché ci siamo veramente stancati di vedere in tv, di leggere nei giornali, di ascoltare nei comizi le lamentele dei lavoratori precari. Lamentele e piagnistei che non servono assolutamente a nulla. Come non servono a nulla le manifestazioni contro il precariato, soprattutto quelle organizzate dai partiti e dai sindacali con l’unico scopo di raccattare tessere e/o voti tra i poveri precari che puntualmente si fanno abbindolare ma che il giorno dopo scoprono che non è cambiato assolutamente nulla e che la loro disperata condizione di lavoratore precario rimane immutata.
Infatti a dispetto delle miriadi di manifestazioni contro il precariato in Italia nel biennio 2009-2010, oltre il 76% delle assunzioni è stato stipulato utilizzando i contratti temporanei.
Dei 7,1 milioni di nuovi rapporti di lavoro attivati tra il 2009 e il 2010, per il 78,4% delle donne e il 73,4% degli uomini è avvenuto con contratti precari.
A coloro, e sono molti tra economisti e politici, che dicevano che l’introduzione del precariato avrebbe favorito le assunzioni basti ricordare che nell’ultimo decennio il tasso di disoccupazione giovanile è passato dal 23% a oltre il 30%.
Un infortunio su tre è subito da un lavoratore precario, perché pur di non essere mandato a casa accetta di lavorare in qualsiasi condizione.
Circa il 30% dell’ultimo stipendio a 70 anni di età è molto probabilmente l’entità della pensione che toccherà ad un lavoratore che ha fatto più di 10 anni di precariato.
Tanto è vero che quando l’Inps ha introdotto il sistema per consultare on-line la posizione previdenziale di ogni lavoratore, controllare cioè via internet i contributi versati, il direttore Antonio Mastrapasqua ha confermato che tale consultazione non sarà invece possibile per i lavoratori atipici, perché, ha aggiunto con una battuta «se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati, rischieremmo un sommovimento sociale».
Ma non si preoccupi il direttore dell’Inps perché con i lavoratori precari che ci troviamo in Italia, non si rischia nessun sommovimento sociale! Come già detto sono solo capaci di lamentarsi e il massimo della rivoluzione da loro concepito è cliccare la manina di “mi piace” sui commenti Facebook contro il precariato.
Questo è quello che oggi 4 milioni di lavoratori precari sanno fare. 4 milioni tra precari docenti, precari della sanità, precari ricercatori, precari giornalisti, precari delle forze armate e dell’ordine, precari nell’industria e in generale lavoratori precari nel privato e nel pubblico. 4 milioni. 4 volte i cittadini di Torino o di Palermo, 2 volte i cittadini di tutta Milano. Più di tutti gli abitanti di Napoli e provincia. Potrebbero se solo lo volessero ottenere qualsiasi cosa. Ed invece cosa fanno? Oltre a lamentarsi si fanno continuamente prendere per i fondelli dai partiti che continuano indefessi a votare ad ogni tornata elettorale. Gli stessi partiti che il precariato l’hanno inventato e inasprito. E tra questi partiti non si salva nessuno ma proprio nessuno dato che gli uomini dei partiti nuovi, quando erano nei partiti vecchi hanno contribuito anche loro a votare tutte le nefandezze legislative che hanno sostenuto il lavoro precario.
E’ come se lo schiavo sostenesse il proprio aguzzino! Questi sono oggi i precari italiani. Schiavi felici di essere schiavi. Perché, soprattutto le nuove generazioni, sono talmente abituate a concepire il lavoro come a termine che credono che l’unico modo di guadagnarsi il pane sia lavorare a contratti trimestrali o semestrali.
Ma come farete a pagarvi il mutuo ventennale o trentennale di una casa, sempre che qualche banca ve lo conceda? O l’affitto e le bollette che non cesseranno di arrivare quando cesserà il vostro contratto e sarete nell’attesa di uno nuovo che potrebbe anche non arrivare come accade sempre più spesso per i precari che hanno superato i 45 anni? Come farete a mantenere i vostri figli e in generale le vostre famiglie?
Andrete in qualche trasmissione televisiva a piangere sulla vostra condizione o magari vi arrampicherete su qualche gru in attesa che qualcuno si ricordi di voi?
Ecco perché noi del movimento “aboliamo il lavoro precario” non vogliamo migliorare il precariato o renderlo meno pesante. Il lavoro precario va solamente abolito una volta per tutte. Ma chi farà questo per noi? Il nuovo governo Monti, che come quelli precedenti, cerca in tutti i modi di cancellare l’art. 18 che non permette i licenziamenti senza giusta causa in modo da far diventare anche tutti gli altri lavoratori italiani precari?
Chi vi garantirà un futuro lavorativo sereno? I vecchi e nuovi a venire presidenti di partito miliardari? Ma i miliardari hanno sempre e solo fatto gli interessi dei loro simili ed infatti non è un caso che non siano loro a pagare per la crisi! Ma allora chi? I guru mediatici che gridano su internet e nelle piazze e che grazie a questo riescono a riempire i teatri con spettacolini a pagamento che fanno incamerare milioni e milioni di euro all’anno? No, non saranno né i guru, né i leader di partito, né i sindacati a cancellare il lavoro precario.
Solo i lavoratori precari potranno cancellare il lavoro precario. Solo noi che siamo o siamo stati precari sappiamo cosa significa arrivare al termine di un contratto e non sapere se il mese dopo lavorerai ancora. Solo noi conosciamo la frustrazione di dover sottostare a tutti i ricatti, di lavorare più ore del dovuto allo stesso compenso, di eseguire compiti che non sono previsti dal contratto, di non andare in mutua anche se malati, di avere contratti che scadono all’inizio delle ferie e ricominciano alla loro fine e tutto questo per non perdere il posto di lavoro qualunque esso sia.
Solo noi possiamo cancellare questa bestemmia giuridica. Perché nonostante molti ancora lo sostengano, non esiste nessuna correlazione che lega l’aumento della flessibilità lavorativa all’aumento del numero di posti di lavoro. Anzi come già detto i dati dicono il contrario. Come dicono anche che il precariato favorisce le crisi economiche soprattutto quelle territoriali perché chi è precario sa che potrebbe perdere il posto di lavoro da un momento all’altro e non spende o spende meno di un lavoratore a tempo indeterminato. E se non si spende non si vende e se non si vende si smette anche di produrre e quando si smette di produrre le fabbriche chiudono o si spostano dove si vende.
Perciò noi diciamo a tutti i lavoratori precari, qualsiasi lavoro essi facciano, ed in generale a tutti i lavoratori italiani. Unitevi a noi. Uniamoci e formiamo il nostro movimento politico, il nostro partito non basato sulle vecchie e fallimentari ideologie del secolo scorso, e mandiamo in Parlamento una nostra rappresentanza a fare l’unica cosa utile ai precari e ai lavoratori tutti: cancellare una volta per sempre il lavoro precario dall’ordinamento legislativo italiano.
Perché se è vero che siamo 4 milioni, insieme alle nostre famiglie e ai sostenitori tutti, siamo molti ma molti di più. Noi infatti siamo una grande forza, siamo il sale di questo Paese, siamo forse l’ultima speranza che questa nazione ha di cambiare. Noi siamo la cura al virus della mala politica asservita alle multinazionali del profitto a tutti i costi e ai poteri forti che se ne fregano del bene comune e soprattutto dei lavoratori.
Dobbiamo solo unirci. Per questo vi chiediamo di diventate nostri attivisti o sostenitori; perché è venuto il tempo di dare rappresentanza a chi rappresentanza non ce l’ha. E’ venuto il tempo di cancellare una volta per tutte il lavoro precario e ridare dignità e speranza nel futuro a tutti i lavoratori precari e a tutti gli italiani.
Grazie per l’attenzione
Lo staff di
Aboliamo il lavoro precario
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