In un bellissimo racconto di fantascienza di Dick Philip K. Si narra di una combriccola di 4 persone intente a giocare a carte in uno spazio angusto. Passano le ore e poi i giorni e l’unica azione che rompe la monotonia della scena è l’alternarsi di tre dei quattro giocatori nell’uscire dallo stanzino per una pausa per poi rientrarvi subito dopo.
Il quarto giocatore da principio non ci fa caso e continua imperterrito a giocare. Quando dopo diversi giorni nota la cosa, inizia a prestare attenzione ai giocatori che entrano e escono a turni fissi dallo stanzino rendendosi conto che una volta rientrati sembravano cambiati e non più gli stessi.
Inizia così ad insospettirsi fino a quando la curiosità prende il sopravvento e decide di alzarsi e uscire fuori dallo stanzino ma nell’attimo in cui lo fa viene fermato da persone in divisa militare che gli iniettano un siero che dopo alcuni minuti lo trasforma in un essere repellente che nulla ha a che vedere con la razza umana.
Di fronte alle sue urla e richieste di chiarimenti i militari cominciano a spiegargli che in realtà è un alieno mandato in avanscoperta dalla sua razza, che aveva deciso di invadere la terra, e che era stato fortuitamente catturato dagli umani. Ma questi continua imperterrito a gridare che è un essere umano e che tutta questa storia dell’alieno è pura pazzia fino a quando non lo mettono di fronte ad uno specchio e gli fanno vedere in cosa si è trasformato.
Alla fine del racconto si scopre che la razza aliena di cui faceva parte il quarto giocatore aveva la capacità di adattare sia la forma esterna che quella psichica e mentale a qualsiasi altra realtà circostante. Cosicché una volta sulla Terra essi si trasformavano e perdevano la cognizione di essere degli alieni in missione e si adeguavano alla realtà in cui si trovavano vivendo e pensando nello stesso identico modo degli esseri che avevano vicino.
Proprio sfruttando questa capacità di estremo adattamento i militari l’avevano inserito in un contesto limitato come quello della stanzino in cui si continuava sempre e solo a giocare a carte in modo da renderlo inoffensivo e studiarne le capacità adattative nell’attesa di trovare un rimedio contro l’invasione che attendeva la Terra.
Questo racconto di fantascienza ci serve come parallelismo per descrivere la condizione dei lavoratori precari italiani. Come l’alieno essi sono infatti limitati nei loro diritti dai poteri forti da cui sono circondati; credono di essere lavoratori come tutti gli altri e continuano imperterriti a compiere il loro ruolo nonostante sentano che qualcosa nella loro vita non vada perfettamente, come ad esempio non riuscire ad accedere ad un mutuo per la casa, godere delle meritate ferie pagate, godere della maternità o paternità pagata, godere degli straordinari pagati, eseguire i compiti lavorativi nel rispetto del contratto, non farsi ricattare e umiliare dal proprio datore di lavoro, espletare in breve una vita lavorativa normale che permetta loro di crearsi una famiglia e di mantenerla dignitosamente.
Ma i lavoratori precari proprio come il personaggio del racconto sono talmente auto condizionati, talmente convinti che il precariato sia la normalità, che nonostante si tenti in tutti i modi di fargli comprendere quanto sono “alieni” rispetto agli altri lavoratori mettendoli di fronte allo specchio della realtà, cioè alla quantità innumerevole di diritti negati, continuano imperterriti a “giocare a carte”, a fregarsene e a non impegnarsi. E così facendo non si rendono conto di andare incontro ad un destino di miseria e umiliazioni.
Cos’altro necessita per svegliare i lavoratori precari italiani? Come ancora spiegarli che fino a quando continueranno a votare o sostenere i partiti (gli stessi che hanno creato il precariato, cioè tutti quelli esistenti) o ancora a sperare che uno di questi possa fare qualcosa per la loro misera situazione (cioè chiedere al carnefice di salvargli la vita) non gli rimarrà che morire precari?
Noi, che siamo lavoratori precari come voi, siamo l’unica scelta possibile. Noi siamo coloro che vi fanno l’iniezione e vi fanno trasformare nell’alieno che siete in realtà mettendovi davanti l’evidenza della vostra disgraziata situazione (che è identica alla nostra). E lo facciamo perché vogliamo risolverla definitivamente. Noi con il nostro movimento siamo la pillola rossa che come in Matrix serve a svegliarvi dal sonno in cui siete caduti e a rendervi finalmente attivi per combattere insieme a noi il lavoro precario.
Siamo pochi, siamo disorganizzati, non possediamo mezzi, ma abbiamo una sola certezza. Solo i lavoratori precari uniti in un movimento politico, possono eliminare il lavoro precario. E questo è il nostro primario e indissolubile scopo. Formare un movimento che unisca tutti i precari italiani, di qualsiasi categoria lavorativa essi facciano parte, creare un partito politico e mandare una rappresentanza di precari in Parlamento ad eliminare una volta per tutte il lavoro precario.
I lavoratori precari in Italia sono milioni (circa 6 secondo le ultime statistiche) e sono tutti incazzati e frustrati. E allora noi chiediamo a tutti loro di smetterla di piangersi addosso e di trasformare questa incazzatura e frustrazione in azione. Chiediamo di unirsi a noi e di creare gruppi di supporto nelle loro zone di residenza in modo da “raccogliere” nel movimento quanti più precari possibile in attesa di diventare abbastanza numerosi da poter formare il partito, presentarci alle prossime elezioni, andare in Parlamento e finalmente cancellare le norme che permettono il lavoro precario.
Per unirti a noi clicca qui, e una volta dentro ACCEDI NELL'AREA PUBBLICA e AGGIUNGI i tuoi dati al nostro database. Ti aggiorneremo così sulle nostre iniziative e sul percorso che ci porterà a diventare un vero e proprio partito.
Grazie per l’attenzione
Lo staff di
Aboliamo il Lavoro Precario
PS
Nel gruppo FB abbiamo da poco superato quota 4.000 iscritti. A tutti i nuovi chiediamo di dare uno sguardo ai post più vecchi pubblicati sul nostro blog (sul blog, menu a destra, archivio blog) in modo da meglio comprendere il nostro punto di vista e ciò che vogliamo fare insieme a tutti i precari italiani.
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