lunedì 13 dicembre 2010

CORNUTI E MAZZIATI 2 (E ANCHE UN PO' COGLIONI)

Nel precedente post avevamo elencate alcune delle caratteristiche proprie dei lavoratori precari e avevamo evidenziato la vita miseranda che li attende una volta anziani.

Abbiamo però dimenticato di scrivere che oltre a subire tutte queste vergogne senza colpo ferire (perchè a noi italiani, che non siamo nè inglesi, nè francesi, ci piace tanto prendercela in quel posto senza minimamente reagire), se ne aggiunge un'altra:

mentre fino ad un paio di mesi fa era possibile, in caso di controversie tra il datore di lavoro e il lavoratore precario (mancato rispetto del contratto, mancato rispetto dei termini di legge che regolano il lavoro precario, ecc.) agire legalmente, e magari dopo qualche anno (sigh!) riuscire a vincere la causa, ora legalmente non lo è più.

Infatti grazie ad una nuova leggina (Legge 183 del 2010) il lavoratore ho 60 giorni di tempo per fare causa rispetto a tutte le precedenti situazioni contrattuali controversie.

L'articolo de "Il Fatto Quotidiano" speiga per bene il giochetto che la mette in quel posto ai lavoratori italiani (precari e non).

Insomma come già scritto, cornuti e mazziati e con tutto il rispetto per tutti i lavoratori, anche un po' coglioni visto che nessuno, ma proprio nessuno ha alzato un dito all'ennessima sottrazione ai diritti basilari dei lavoratori, ormai già scarniti.

Attendiamo nuove regole, che siamo sicuri non procureranno nessun sommovimento sociale, in cui le ore di lavoro diventeranno obbligatoriamente 12 (e perchè non 14?) rimanendo però il salario fermo a quello precedente. O magari leggi che regolino la lunghezza della catena a cui attaccare i lavoratori per evitare che si spostino dal loro posto di lavoro (se vogliono espletare bisogni fisiologici che si piscino addosso che così fanno pure risparmiare sul riscaldamento) in modo da non provocare perdite di tempo durante la produzione. In futuro, inoltre, la marchiatura a fuoco potrebbe garantire oltre che la mansuetudine (si sa, c'è sempre qualche sciagurato, pochissimi in verità in Italia, che alza la voce) anche la proprietà che i nobili (la nuova futura denominazione dei datori di lavoro) potranno esibire durante la compravendita degli schiavi (i vecchi lavoratori) ad altre aziende. Insomma un bellissimo futuro che sicuramente non tarderà ad investire i nostri rassegnatissimi lavoratori (precari e non) italiani.

E per farvi capire che quando nel post precedente parlavamo di miseria, non esageravamo ecco i dati che il CNEL (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro) pubblica rispetto a coloro che andranno in pensione nel 2050 (cioè coloro che iniziano oggi ad entrare nel mondo del lavoro) in cui si evidenzia che la pensione sarà mediamente del 36% dell'ultimo stipendio percepito (poco più di un terzo) e che per farla salire un po' bisognerà lavorare per molti anni ancora (fino a 70 anni e oltre).

Secondo lo studio del CNEL la situazione peggiore riguarderà i lavoratori autonomi e le donne, ma soprattutto i lavoratori temporanei e precari. Se questi ultimi riusciranno ad essere assunti entro tre anni dall’inizio della loro carriera con un contratto a tempo indeterminato saranno in grado di attutire gli effetti del regime pensionistico contributivo. Se, invece, tale possibilità sarà loro preclusa o molto ritardata, entreranno a far parte del popolo della “nuova povertà” una volta varcata la soglia della pensione.

Questo il problema; non teorie, non invenzioni ma dati di fatto che interessano già oggi e interesseranno nel prossimo futuro milioni e milioni di lavoratori italiani.
Noi però non ci limitiamo a discutere del problema e ad evidenziarlo (come fanno molti guru oggi di moda). Noi abbiamo la soluzione che è l'unica possibile:
togliere alla casta della politica e ridare ai cittadini (vedi post precedenti). Eliminare il precariato, abbassare le tasse alle aziende che assumono a tempo indeterminato, incrementare le pene per gli evasori fiscali e promuovere una agguerrita battaglia contro l'evasione e tanto altro già segnalato nei precedenti post di questo blog.

Ma per fare questo c'è solo un modo. Un unico modo ed è quello di creare una nuova formazione politica non più schierata ideologicamente (perchè il lavoro non è nè di destra nè di centro e nè di sinistra), mandare in Parlamento i propri rappresentanti e attuare tutte le politiche di cui sopra.
L'abbiamo scritto già molte volte. I numeri sono dalla nostra parte (3.500.000 di precari che arrivano a 6.000.000 se si contano i lavoratori in nero), manca solo l'unione. Perchè per rendere reale questo progetto bisogna che tutti i lavoratori precari (e non) siano uniti con noi in questa battaglia. Perchè o ci uniamo e andiamo nella stanza dei bottoni per cambiare la politica sciagurata degli ultimi 20 anni o siamo destinati a soccombere.

Per questo ti sproniamo ad unirti a noi: per farlo clicca qui, vai nell'area pubblica e aggiungii tuoi dati al nostro database. Ti aggiorneremo così sulle nostre uniziative e sul percorso che ci porterà a diventare un vero e proprio partito.

Grazie per l'attenzione
Lo staff di
Aboliamo il Lavoro Precario









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Cosa può fare un lavoratore precario?